Non mancano testimonianze sull’uso del vino in contesti del tutto diversi dalla tavola: in un passato non troppo remoto, si è usato per applicazioni igienico-sanitarie ed estetiche.

Un esempio potrebbe essere l’usanza dei nostri nonni di riscaldare il mosto sulla fiamma e di utilizzarlo come gli attuali olii per massaggi: si dice che fosse un vero toccasana contro i dolori osteoarticolari (sorpresi? Spero non più di tanto, visto che è una pratica tornata di moda in alcuni beauty farm!)

Che dire poi di raffreddore, tosse e sintomi influenzali in generale? La ricetta è semplice ed ancora conosciuta: un bicchiere di vino rosso fatto bollire con chiodi di garofano e cannella, aggiungendo buccia di limone e zucchero (o miele). Si prega volerlo bere ancora caldo prima di andare a dormire per decongestionare bronchi e naso (o quanto meno farsi un sonno profondo, visto che dopo ci si trova mezzi ciucchi….)

Inoltre “buon vino fa buon sangue” e proprio in relazione a ciò, questa bevanda è stata sempre ritenuta di aiuto nel recupero delle forze dopo una convalescenza soprattutto se unita al consumo di uova fresche; si raccomandavano i saggi detti popolari: “uovo di gallina e vino di cantina sono la migliore medicina”. Un buon bicchiere di vino rosso aiutava anche in caso di anemia e affaticamento. Lavare con il vino gli arti e le ferite, inoltre, era un rimedio per combattere le infezioni derivanti dalle ferite riportate.

Leggi la puntata precedente: Viaggio nel Mondo del Vino – Seconda puntata

Altro utilizzo medicale era per la cura neonatale dell’ossiuriasi: il lavaggio delle parti intime e degli arti inferiori dei bambini con il vino scongiurava il diffondersi dell’infezione grazie alle proprietà disinfettanti dell’alta gradazione alcolica; questo rimedio empirico, associato all’ingerimento di bevande naturali di preparazione erboristica, concorreva all’eliminazione dei vermi depositati nell’intestino… o perlomeno, questo è ciò che si credeva.

Sui proverbi legati al vino esiste una letteratura sconfinata. A noi piace chiudere questo viaggio nella cultura popolare italiana citandone due. Il primo: “il buon bevitore prima assaggia l’acqua e poi il vino”, che vuol essere un invito a consumare vino con moderazione, ma anche un invito a consumare vino consapevolmente, pulendo la bocca con l’acqua per eliminare ogni altro sapore. Ed il secondo che non ha bisogno di spiegazioni è un inno alla vita: “meglio puzzare di vino che di olio santo”.

Buona celebrazione della vita a tutti, allora! E se volete riportate nei commenti su IG qualche simpatico modo di dire popolare, saremo ben contenti di scoprirli con voi!